Il campo morfogenetico nelle Costellazioni Familiari
Durante una rappresentazione di Costellazioni Familiari accade qualcosa di sorprendente. I partecipanti, spesso sconosciuti tra loro, iniziano a muoversi, sentire emozioni o assumere posture e stati d’animo che non appartengono loro personalmente, ma che sembrano “arrivare” da qualche parte. È come se un’intelligenza invisibile, più grande, li guidasse.
Non è magia. È un linguaggio energetico, profondo, che ci collega a qualcosa di più grande.
Le energie in gioco non si spiegano, si percepiscono. E spesso, si trasformano.
Questo fenomeno è noto come attivazione del campo morfogenetico. Il termine “campo morfogenetico” è stato coniato negli anni ’80 dal biologo inglese Rupert Sheldrake (“A New Science of Life” 1981 e “The Presence of the Past” 1988) che ha proposto una teoria rivoluzionaria: ogni sistema vivente, da una cellula a una famiglia, un gruppo, persino una specie è connesso a un campo energetico e informativo che contiene la memoria del sistema stesso. Secondo Sheldrake, questi campi agiscono come una sorta di memoria collettiva, alla quale ogni membro del sistema può accedere, anche inconsapevolmente. Ciò che è accaduto nel passato – traumi, esclusioni, conflitti – lascia una traccia nel campo.
Nelle Costellazioni Familiari questo campo diventa uno strumento di ascolto e rivelazione. I rappresentanti si sintonizzano con questo campo e iniziano a sentire e mostrare le dinamiche del sistema familiare della persona che porta il tema. Non è un processo logico né analitico, ma profondamente percettivo. Ed è proprio questo a renderlo così potente: ci parla oltre le parole, toccando livelli di coscienza sottili.
È difficile spiegare come funzioni, perché coinvolge qualcosa che va oltre ciò che possiamo vedere, misurare o comprendere razionalmente. Alcuni parlano di inconscio collettivo, altri di memoria cellulare. Ma al di là delle definizioni, ciò che conta è l’esperienza: chi partecipa a una Costellazione Familiare percepisce che qualcosa si muove, si chiarisce, si scioglie. Come se il campo, una volta accolto e rispettato, restituisse ordine dove c’era confusione.
Possiamo quindi considerare il campo morfogenetico come un’energia di coscienza che custodisce le informazioni del nostro sistema familiare e le rende accessibili nel momento in cui c’è l’intento sincero di guardare e comprendere.
È un invito a lasciare che qualcosa di più grande agisca. A fidarsi non solo della mente, ma anche del sentire profondo.
Hai mai provato quella sensazione che ciò che ti accade non è solo tuo, ma ha radici più lontane?
